USI & COSTUMI AL TEMPO DEL COVID

 

STRAVOLTO LO SHOPPING TRADIZIONALE,

IL COMMERCIO E’ ORA IN MEZZO AL GUADO

 

DI Chiara Francesca Stigliano

E’ ormai trascorso circa un anno dall’irruzione del SARS-CoV-2 e dalla sua rapida propagazione mondiale. Sono molteplici e profondi i mutamenti che la pandemia ha apportato al modus vivendi dei
popoli più colpiti.

Ciò ha condotto a una forzata metamorfosi della sfera sociale, ricreativa, lavorativa, comportando di conseguenza una netta revisione delle abitudini di acquisto. La cosiddetta “nuova normalità”
ha imposto inizialmente l’e-commerce (insomma, gli acquisti da remoto, senza avere contatto fisico né con i venditori né con i prodotti) quale unica alternativa possibile per gli acquisti,
incrementando notevolmente il commercio digitale anche in Italia. 

Osservando le statistiche, si rileva che due milioni di utenti in più hanno approcciato l’acquisto in rete durante il 2020: la pandemia ha indotto ad un mutamento di tendenza anche quella fascia
di consumatori tradizionalisti che fino a poco tempo prima percepivano l’acquisto online come un “atto marziano”.

Le analisi sul consumo svolte nel corso dell’anno hanno segnalato dati pronosticabili: persino quando i negozi fisici avevano ormai riaperto le saracinesche adeguandosi alle misure anti-Covid,
l’e-commerce torreggiava.

Il motivo di una tale propensione è lampante ed è da ricercare nell’esigenza di comfort. 

Vari i fattori influenti in tal senso: le interazioni sociali azzerate con la conseguente riduzione del rischio di contagio,  l’assoluta comodità
nel poter evitare code spiacevoli e quindi perdite di tempo prezioso, la possibilità di effettuare scelte di acquisto ben ponderate, l’assenza di spese e difficoltà legate all’usuale spostamento
fisico verso i negozi, la libertà di acquistare ugualmente nonostante i divieti di spostamento prescritti dalle misure anti-contagio, la gratificazione del poter usufruire di offerte inattese.

Ma c’è dell’altro dietro questa nuova abitudine: il quotidiano bombardamento di notizie angoscianti, la monotonia delle mura domestiche sempre più opprimenti e il tempo che pare essersi
innaturalmente dilatato, hanno generato una percezione distopica della realtà inducendo un profondo senso di smarrimento e di paura.

Pertanto, considerato l’aumento di serotonina tipicamente correlato all’atto dell’acquisto, l’e-commerce si è candidato anche quale antidoto della crescente depressione causata dall’isolamento
forzato. Nonché quale unica valvola di sfogo rimasta, in seguito alla scomparsa di abitudini di svago un tempo così radicate come gli incontri conviviali, la frequentazione di teatri, cinema,
discoteche, locali di qualsivoglia genere, perfino le visite a musei e gallerie d’arte.  

Ogni nuova alba è percepita come minacciosa, e nonostante si sia consapevoli della superfluità di gran parte degli ordini effettuati, si acquista in maniera ossessivo-compulsiva, illudendosi di
recuperare quella realtà che è stata bruscamente strappata via.

 

 

All’improvviso le persone hanno realizzato quanto la quotidianità fosse costellata da frenesia, assenza di autoconsapevolezza, ritmi di vita dannosi per il corpo e per la mente; al contempo si è
instillata una presa di coscienza ecologica della intollerabilità di ulteriori abusi sulle risorse del pianeta.

Ciò ha incentivato l’incremento di acquisti green, ecofriendly, improntati ad un’alimentazione sana. Dal primo lockdown in poi, l’interesse crescente verso il mondo del food biologico e la
richiesta di prodotti salutari di origine certificata ha registrato un’impennata, rivelando la volontà di nutrirsi in modo ottimale per fortificare quella fragilità con cui ci si è trovati a fare
i conti. Ma si sono registrate anche tendenze del tutto opposte, con la conseguente crescita di ordini a domicilio di cibi e bevande fast food, nonché di abbonamenti a piattaforme di
intrattenimento online.

La nuova urgenza di riappropriarsi del benessere fisico e l’impossibilità di frequentare palestre e centri estetici hanno incontrato un mercato pronto a offrire modalità alternative per prendersi
cura del proprio corpo, comodamente da casa.

I consumatori dotati delle necessarie, talvolta cospicue, risorse economiche si sono ritrovati entusiasti nello spendere il proprio denaro in prodotti di beauty tech, tools di fitness digitale
indossabili, abbigliamento connesso ad assistenti intelligenti, indumenti sportivi di ogni tipo, ricercati cosmetici di skincare o haircare. 

Lo sport, in particolare, si è imposto per molti come una necessità e non più un mero buon proposito; in un tale scenario sono approdate le più svariate app di fitness, ponendo a disposizione
degli utenti sessioni in streaming con personal trainer qualificati e allenamenti on demand personalizzati e riducendo, anche in tal caso, problemi di tempistiche e di insicurezze legate al
confronto fisico.

Per di più, il notevole aumento di ansia e disagi psichici, tensioni emotive, terrore, insonnia, e di altre condizioni mentali negative, correlate all’isolamento e alla percezione dell’altro come
un nemico portatore di malattia, ha indotto una gran parte della popolazione a volersi affidare a persone qualificate per poter praticare la mindfulness. La necessità di immergersi in uno stato
di serenità e di tutelare la propria salute psichica, per quanto possibile, ha comportato un boom di app e corsi di meditazione guidata, già in voga da tempo all’estero.

Sorge dunque una nuova era? O questi cambiamenti sono destinati a tramontare con la fine dell’emergenza?

Gli avvenimenti del 2020 e le profonde incrinature innescate in quelle che un tempo erano certezze della mente umana non permettono di ritenere che una volta sconfitto il virus possa svanire
un’economia digitalizzata nonché ridisegnata verso il comfort e il benessere, ma è bene auspicare che l’agevole accessibilità da casa a beni e servizi di ogni tipo non contribuisca ad acutizzare
la tendenza all’isolamento, percepito ormai come del tutto normale e necessario, e pertanto pericolosamente in aumento.


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